Dai Titolisti al Clickbait: Una Riflessione Ironica sulla Fine della Civilizzazione
Un'ironica (?) riflessione sul declino del giornalismo, dal genio dei titolisti all'assurdità del clickbait. E tu, cliccherai?
VERSO L'ESTINZIONE ED OLTRE
Adil Abid
12/21/20243 min read


Una figura oscura si aggira nei corridoi virtuali delle redazioni online, degli infiniti scroll causa di più di un'infiammazione al pollice, dei pop up scam che furono causa della morte di tanti mouse.
Non è un giornalista, né un fotografo. Non è nemmeno quel collega che ruba i biscotti dalla sala pausa. È il titolista. Una creatura mitologica che, con poche parole, è in grado di trasformare una notizia banale in un evento di portata epocale.
Ma il titolista non è sempre stato il nemico pubblico numero uno del pensiero critico. C’erano tempi migliori, quando il titolo era un’arte, un piccolo capolavoro di sintesi e informazione. Poi è arrivato il clickbait, e tutto è andato a rotoli.
L’Era d’Oro del Titolista
Una volta, i titolisti erano i poeti della carta stampata. Conoscevano l’importanza del verbo giusto, della metafora sapiente. “L’Uomo Sbarca sulla Luna” – conciso, potente, memorabile. Quel titolo non gridava, non si disperava per un clic. Si limitava a consegnarti la notizia con la dignità che meritava.
Poi il mondo è cambiato. La carta ha ceduto il passo al digitale. E il digitale aveva fame. Fame di clic, fame di numeri, fame di traffico. Il giornalismo non voleva più essere arte; voleva essere business.
E così il titolista, da raffinato artigiano della parola, si è trasformato in un acrobata del clickbait.
Il Clickbait: Un Virus Letale per il Cervello
Facciamo un gioco. Immagina un titolo. Un classico del clickbait moderno:
“Questa Donna Ha Aperto il Frigorifero… Quello che Ha Trovato Ti Lascerà Senza Parole!”
Che cosa c’era nel frigorifero? Un gatto? Un diamante? La risposta a tutte le domande esistenziali dell’umanità? No. C’erano probabilmente delle uova scadute. Eppure hai cliccato.
E qui sta la tragedia del clickbait: non ti lascia mai senza parole. Ti lascia con una sottile sensazione di vuoto, come quando scopri che la pizza che hai ordinato ha poco formaggio.
I titoli clickbait sono progettati per attivare i tuoi impulsi più bassi: curiosità morbosa, ansia da FOMO (paura di perdere qualcosa), e, talvolta, pura rabbia. Sono come quelle caramelle che sembrano golose, ma poi si sciolgono in bocca lasciandoti solo zucchero filato e un vago senso di pentimento.
Il Declino del Pensiero Critico
Il clickbait sta al web come i primi culi nudi stavano alla TV commerciale di Berlusconi dei primi anni '80. Distrugge il pensiero critico? Non lo so, forse un pelo troppo.
Ti abitua a un mondo in cui le risposte sono sempre a portata di clic, ma non abbastanza profonde da essere significative? QUesto forse sì... ma prima eravamo davvero questi grandi lettori? Non mi pare.
Perché leggere un articolo intero su un tema complesso, quando puoi avere un elenco di cinque punti? Perché ragionare su un argomento, quando un titolo sensazionalistico ti ha già dato la risposta che volevi?
E così, ci troviamo tutti intrappolati in una spirale di titoli come:
“Non Crederai Mai a Quello che Questo Politico Ha Detto”
“Il Nuovo Trend Che Sta Rivoluzionando Tutto (E Tu Sei Fuori)”
“Scopri Come Perdere Peso Senza Fare Nulla (Il Metodo Che i Dottori Odiano!)”
Spoiler: il politico non ha detto niente di interessante (strano!), il trend non è davvero nuovo, e quel metodo miracoloso per perdere peso prevede semplicemente di non mangiare dolci.
L’Influenza del Clickbait sulla Cultura
C’è una domanda che dobbiamo porci: cosa dice di noi una cultura che si nutre di clickbait?
Siamo diventati un popolo di cercatori di facili risposte, di consumatori voraci di micro-contenuti? Forse. Ma forse il clickbait è solo uno specchio della nostra epoca.
Viviamo in un mondo veloce, frammentato, iperconnesso. Nessuno ha più tempo di leggere un articolo intero. E quindi, ci accontentiamo dei titoli. E i titoli ci accontentano a loro volta, offrendoci esattamente ciò che vogliamo: intrattenimento rapido e indolore. Che alla fine non so quanto si discosti da un Quiz serale di Mike Bongiorno in cui una ragazza seminuda proveniente dalla provincia con un bagaglio di sogni ancora intatto gira le caselle perché il sig. Meneghetti ha comprato una vocale.
Ma a quale prezzo? Il clickbait non ci informa. Ci distrae. Non ci educa. Ci manipola. E quando tutta l’informazione diventa una caccia al clic, il risultato è una cultura che galleggia sulla superficie delle cose, senza mai tuffarsi nel profondo.
La Soluzione? Ribellarsi al Clic!
C’è speranza? Forse. Ma richiede uno sforzo collettivo. Dobbiamo reimparare l’arte della lettura critica. Dobbiamo pretendere di più dai nostri media. Dobbiamo, soprattutto, smettere di cliccare su titoli come “Non Crederai Mai a Quello che Abbiamo Scoperto sul Clickbait!” E dobbiamo smettere di guardare i culi delle ragazze seminude così anche i quiz faranno un salto di qualità... O no?
La soluzione è semplice? Clicca meno, leggi di più? Lascia che i titoli sensazionalistici svaniscano nell’oblio del web? Non alimentare la bestia?
Non lo so, noi siamo quello che mangiamo, leggiamo, guardiamo e quello su cui ci masturbiamo. Ogni pixel che scorre davanti ai nostri occhi è il riflesso di noi stessi. Non una causa, ma una conseguenza.
Forse la storia davvero si sviluppa su una linea retta e tutto è esattamente e soltanto come dovrebbe essere.
Forse la storia non è altro che una stella destinata a diventare supernova: una lenta e luminosa agonia che culmina inevitabilmente nell’esplosione finale. E noi, nel nostro piccolo, non possiamo fare altro che osservare il bagliore, abbagliati e immobili, mentre il ciclo dell’universo compie il suo corso.
Servizi
Marketing strategico per il tuo successo aziendale.
Contatti
Chi siamo
info@adilmarketing.net
®Copyright Adil Abid All rights reserved | P.IVA IT- 03667840544 | info@adilmarketing.net