SEO: previsioni, deliri e brutte notizie dal futuro che è già oggi

SEO nel 2025: l’AI riscrive le regole, Google si prende tutto e le scorciatoie non funzionano più. Ecco cosa (davvero) serve per farsi trovare.

Adil Abid

5/3/20253 min read

Ogni anno esce l’oroscopo dell’algoritmo.
Il “cosa succederà alla SEO nel 2025”, “le 12 profezie di Google” e la solita sfilata di esperti che dicono tutto e il contrario di tutto, ma con un tono talmente sicuro da farti sentire in difetto se non stai ancora ottimizzando anche le virgole.

Quest’anno HubSpot ha tirato giù la sua bella lista di previsioni.
Interessante, per carità. Ma anche un tantino ansiogena.
Perché leggendo tra le righe il messaggio è chiaro:
la SEO non è morta, ma si sta reincarnando in qualcosa che farà piangere chi sperava in una guida definitiva.

La fine della posizione zero?

Addio sogno da prima pagina.
Ora il contenuto migliore non è quello che si piazza in alto, ma quello che viene riassunto da Google nei suoi risultati generati dall’AI.
Il tuo contenuto magari è servito... ma il traffico lo prende qualcun altro.
È come cucinare per tutti e poi guardare il vicino incassare gli applausi.

Il traffico organico, già in calo da anni, rischia di diventare un lusso.
Perché se Google ti prende, ti macina, ti sintetizza... a che serve cliccare sul tuo link?
Risposta breve: spesso, non serve.

L’AI scrive (meglio?) di te

Sì, lo sappiamo. ChatGPT scrive.
E pure bene.
E adesso che tutti hanno scoperto i prompt magici, il web si sta riempiendo di articoli ottimizzati, puliti, lineari, e perfettamente inutili.

Perché la quantità non è qualità.
E se tu usi l’AI, e il tuo concorrente anche, e il tuo cugino SEO anche...
Chi vince?
Chi ha qualcosa da dire.
Non chi sa riassumere Wikipedia con una keyword ogni cinque righe.

Google vuole risposte, non siti

È finita l’era della "keyword stuffing".
Ora l’obiettivo non è più essere rilevanti.
È essere risolutivi.

Google premia chi dà risposte chiare, dirette, rapide.
Quindi se stai ancora scrivendo contenuti di 2000 parole per spiegare come cambiare una lampadina, sappi che non stai facendo informazione: stai creando confusione.

Chi riesce a dare la risposta giusta nel formato giusto (FAQ, snippet, schema, struttura), si prende tutto.
Il resto è rumore.

SEO tecnica: da optional a condizione minima

Una volta bastava scrivere bene.
Ora se non carichi in 1,3 secondi sei fuori.
Se non hai i Core Web Vitals in regola, sei penalizzato.
Se il tuo sito è una giungla, Google non lo esplora.

La SEO tecnica è diventata l’igiene personale del digitale.
Non ti fa vincere, ma se non la curi... ti evita proprio.

La voce del brand diventa il nuovo link building

L’autorevolezza si costruisce con i backlink? Certo.
Ma oggi si costruisce anche con la coerenza.
Con il tono, con il linguaggio, con la sensazione che lasci.

Google è sempre più bravo a riconoscere chi copia da chi crea.
Chi parla con la propria voce da chi riscrive male il lavoro degli altri.

Non è solo questione di ottimizzare.
È questione di posizionarsi, non solo su Google, ma nella testa di chi legge.

Video e contenuti visuali: la SEO è anche estetica

Chi ancora crede che la SEO sia solo roba da nerd dei testi non ha capito che il contenuto più visibile è quello più visivo.
Shorts, Reels, caroselli, infografiche: se non li integri, stai parlando un linguaggio morto.

Google indicizza anche i video, anche le immagini, anche i contenuti interattivi.
E soprattutto: gli utenti li vogliono.

Quindi, sì, la SEO del futuro non è fatta solo di testi scritti bene.
È fatta di esperienze.

La fine delle scorciatoie

L’era dei trucchetti è finita.
SEO automation, plugin magici, checklist copia-incolla: tutti strumenti utili, ma nessuno può salvarti se il contenuto fa schifo.

Non si vince più con lo stratagemma, ma con il sistema.
Una strategia pensata, calibrata, testata.
Una voce unica, una proposta chiara, una struttura solida.

La SEO diventa un lavoro. Vero.
Non una serie di trucchi da baraccone per salire in prima pagina per due giorni.

Quindi, la SEO è morta?

No. Ma è stanca.
Stanca di chi cerca scorciatoie, stanca di chi pubblica solo per “riempire il blog”, stanca di contenuti fotocopia con lo stesso identico titolo:
“10 modi per…”, “Come fare a…”, “Perché dovresti…”

Il futuro della SEO appartiene a chi scrive meno ma meglio.
A chi investe tempo nel capire, non solo nel ottimizzare.
A chi ha un messaggio da veicolare, non solo un keyword da piazzare.

Google cambia, sì.
Ma l’unica cosa che non cambia è questa:
chi sa farsi ascoltare, prima o poi, si fa trovare.