Stupidi Come una Volta
Vine torna in versione AI, Google diventa personal stylist e Trump regola le risposte dei bot. Il futuro digitale è sempre più strano.
VERSO L'ESTINZIONE ED OLTRE
Adil Abid
7/10/20252 min read


C’erano una volta sei secondi, un’inquadratura traballante e una generazione convinta che l’umorismo si potesse condensare meglio di un dado da brodo.
Era Vine.
Poi è morto.
E ora, come ogni zombi digitale che si rispetti, Elon Musk vuole riportarlo in vita.
Lo ha annunciato su X (ovviamente): Vine tornerà. Ma stavolta in versione AI-powered.
Più short-form, più algoritmo, più tutto.
La nostalgia è un mercato.
TikTok, Reels e Shorts hanno ormai colonizzato ogni neurone inattivo del nostro cervello stanco.
Eppure… c’è ancora spazio per Vine?
Secondo Elon, sì.
Secondo noi, vedremo.
Nel dubbio, inizia a fare stretching alle dita, che potresti dover ricominciare a scrollare sei secondi di genio… o di imbarazzo.
Google si reinventa ancora (per non essere superata da ChatGPT)
Nel frattempo, a Mountain View non stanno a guardare.
Con la pressione addosso dei modelli generativi, Google ha tirato fuori Web Guide, un nuovo esperimento su Search Labs.
Cos’è?
Un sistema che prende una ricerca complessa – tipo “come organizzare un viaggio da solo in Giappone” – e la spezza in microtemi con contesto arricchito, generati da Gemini.
Quindi meno ansia da link, più informazioni digeribili.
Una guida, sì.
Ma scritta da un’intelligenza artificiale che non ha mai preso un treno locale a Osaka.
Qui trovi l’esperimento Web Guide in Search Labs se vuoi provarlo.
Prossima fermata: l’intelligenza artificiale ti veste (o ti sveste, dipende)
Nel settore shopping, Google sta giocando a fare il tuo personal stylist.
E se l’idea ti sembra inquietante, sappi che sei già in ritardo.
Gli utenti USA ora possono:
Caricare una foto a figura intera
Ricevere suggerimenti su taglia, colore, prezzo
E tra poco anche abbinamenti d’arredo o outfit consigliati da un’AI
In pratica: tu pensi di comprare una maglietta, ma Google ha già deciso che ti serve un divano beige e un cappotto panna.
Una tendenza che i brand retail non possono ignorare: se non ti stai ottimizzando per la ricerca visiva e personalizzata, sei fuori dai giochi prima ancora che inizino.
Intanto alla Casa Bianca: meno woke, più copyright
E perché farci mancare un colpo di scena?
Il presidente Trump (sì, ancora lui) ha appena firmato una serie di direttive sull’intelligenza artificiale.
Due i punti chiave:
Allentamento delle regole sul copyright per permettere un training dei modelli più libero (a.k.a. "prendiamoci tutto")
Stretta contro le risposte “woke” negli strumenti AI governativi
Qui la fonte completa se vuoi farti del male: Trump signs sweeping AI directives
L’intento ufficiale? Migliorare la tecnologia.
Il rischio? Innescare una guerra culturale anche tra bot.
E quindi?
Vine torna. Google si trasforma in stylist. L’AI ti risponde, ti veste, ti guida nei viaggi.
E il governo degli Stati Uniti cerca di metterle il guinzaglio, ma solo a tratti.
La domanda non è più “se” usare l’AI.
Ma quale, quanto, e chi la controlla.
Nel frattempo, prepariamoci a un futuro dove anche i video da sei secondi avranno bisogno di approvazione algoritmica e policy governative.
Perché l’unica certezza è questa:
non sarà più possibile essere stupidi su internet come una volta.
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