Turismo: Il Più Elegante Atto di Follia Collettiva del XXI Secolo

Il turismo di massa non apre la mente ma la chiude in rituali prefabbricati. Scopri l’analisi ironica che smonta il mito dei viaggi autentici.

VERSO L'ESTINZIONE ED OLTRE

Adil Abid

8/21/20252 min read

Il turismo di massa è una fuga travestita da libertà: selfie, pacchetti prefabbricati e autenticità
Il turismo di massa è una fuga travestita da libertà: selfie, pacchetti prefabbricati e autenticità

Ogni estate milioni di persone si muovono come salmoni impazziti verso destinazioni identiche, con lo scopo dichiarato di “staccare la spina”. Ma la verità è meno poetica: stanno solo eseguendo un rituale sociale travestito da libertà.

Turismo di massa? No, grazie.
È più simile a una forma di deragliamento cognitivo di massa, come scrive Jamie MacKay su Big Think. Una nevrosi organizzata con precisione millimetrica da tour operator, influencer e sindromi da burnout.

“Viaggiare apre la mente” (sì, alla stupidità)

Quante volte hai sentito la frase?

“Viaggiare ti fa crescere.”

Se fosse vero, i tassisti di Fiumicino sarebbero degli illuminati e gli steward dei Buddha ambulanti.

In realtà, il turismo moderno ha sostituito la ricerca di significato con l’accumulo compulsivo di luoghi. Non vai a vedere qualcosa. Vai a dire che ci sei stato.

Il tuo corpo è a Bangkok, ma la tua mente è su Instagram a scegliere il filtro giusto.

Viaggi “autentici”? Una farsa ben confezionata

Il paradosso più brillante: tutti cercano “esperienze autentiche”.
Ma appena ne trovano una, la condividono — e quindi la rovinano.

Una volta bastava un selfie per uccidere l’aura. Ora basta una mappa su Google. Il turismo è diventato un processo in cui l’autenticità è distrutta nel momento stesso in cui viene vissuta.

Ogni viaggio è la replica di un desiderio prefabbricato.
Ti sembrava “scoperta”. Era solo un algoritmo ben vestito.

La Disneyland planetaria

Stai visitando Parigi? No. Stai partecipando a Parigi™: l’esperienza certificata, replicabile, fotografabile e, soprattutto, monetizzabile.

Ogni città è ormai una parodia di sé stessa. Le stesse insegne, gli stessi menù “tradizionali” scritti in inglese, gli stessi negozi pieni di cose che non userai mai.

Il viaggiatore moderno non è un esploratore. È un consumatore a rotelle, che passa da un punto Instagrammabile all’altro come un criceto ben addestrato.

L’inquietante verità: viaggiamo per fuggire da noi stessi

Forse il punto non è che il turismo è superficiale.
Il punto è che noi siamo diventati superficiali, e il turismo è solo lo specchio perfetto.

Viaggiare diventa una distrazione. Un modo elegante per non affrontare la noia, la routine, o peggio ancora: il vuoto.

Un biglietto aereo spesso è un anestetico, non un biglietto per l’elevazione.

Perché sì, alcuni viaggi ti cambiano.
Ma la maggior parte? Ti conferma. Ti coccola. Ti distrae. Ti intrattiene. E poi ti restituisce, intatto, al tuo malessere originario — con solo qualche timbro in più sul passaporto.

Conclusione (amara come il caffè servito nei bar turistici)

Il turismo, oggi, non è ricerca di senso. È fuga ben mascherata.
Non stai cercando luoghi. Stai cercando conferme.
Non vuoi esplorare. Vuoi validarti.

E allora, almeno, sii onesto.
Quando prenoti il prossimo volo, ammettilo: non stai andando da nessuna parte.
Stai solo cercando un posto dove sentirti, per un attimo, qualcun altro.