Marketing del Lutto: Quando Anche Morire Diventa un’Opportunità di Branding

Il marketing del lutto trasforma la morte in opportunità di branding. Post, campagne e prodotti commemorativi: quando anche il dolore diventa business.

Adil Abid

1/1/20253 min read

La morte. L’unico evento che, almeno fino a oggi, nessuno è riuscito a evitare. Per millenni è stata considerata un momento solenne, il grande mistero della vita, l’occasione per riflettere su ciò che conta davvero. Ma poi è arrivato il marketing. E come sempre, tutto è cambiato.

Oggi anche il lutto è diventato un’occasione per vendere qualcosa. Un hashtag commemorativo, un post sui social, un’intera campagna pubblicitaria “dedicata” a chi non c’è più. Il capitalismo non dorme mai, e nemmeno la sua capacità di trasformare qualsiasi cosa – perfino il dolore – in una leva di branding.

Quando il Lutto Incontra il Marketing

Il punto di svolta è stato il momento in cui i brand hanno capito che potevano partecipare ai grandi eventi emozionali della vita umana. Da lì, il passo verso il marketing del lutto è stato breve.

  • Il Tweet Commemorativo
    Un’icona muore? Aspettati decine di aziende che pubblicano il loro tributo su Twitter, accompagnato dal logo ben in vista. Che si tratti di un’attrice famosa o di una tragedia collettiva, il messaggio è chiaro: Noi ci teniamo (e non dimenticare di seguirci).

  • Le Campagne a Tema
    Alcuni marchi portano il marketing del lutto a livelli epici. Lanciano campagne intere per ricordare anniversari storici o personalità scomparse. A prima vista, sembra tutto molto rispettoso, ma sotto la superficie c’è sempre il solito obiettivo: aumentare l’engagement e, perché no, spingerti a comprare.

  • I Prodotti Commemorativi
    Edizioni limitate di prodotti per celebrare la memoria di qualcuno: una tazza, una maglietta, magari persino un NFT. La morte diventa merchandising.

Il Paradosso del Dolore Condiviso

Ma perché i brand si infilano nel lutto altrui? La risposta è semplice: empatia preconfezionata. Partecipare al dolore collettivo fa sembrare il marchio umano, vicino, parte della conversazione.

E noi ci caschiamo, almeno un po’. Perché vogliamo credere che quel messaggio non sia solo marketing, ma un gesto sincero, come dicevamo in questo articolo un pelo cinico. E magari lo è, fino a un certo punto. Ma alla fine, tutto torna al profitto.

La Linea Sottilissima tra Omaggio e Opportunismo

Il problema del marketing del lutto è che cammina su una corda sottile. Basta un passo falso per trasformare un omaggio in un atto disgustosamente opportunistico.

  • Il Tempismo È Tutto: Pubblicare un post commemorativo troppo presto sembra freddo e calcolato. Troppo tardi? Sembri disinteressato.

  • Il Messaggio Deve Essere Perfetto: Se sembra anche solo vagamente promozionale, è la fine.

  • Mai Troppa Evidenza del Brand: Un logo troppo grande sul tributo a un defunto è la ricetta perfetta per un disastro sui social.

Quando Morire Diventa un Business

Ma il marketing del lutto non si ferma ai social. Negli ultimi anni, l’intero settore funebre è stato rivoluzionato dalla logica del branding. Oggi puoi:

  • Personalizzare il tuo funerale con una bara a tema Star Wars o un’urna a forma di pallone da calcio.

  • Creare un profilo social commemorativo con aggiornamenti programmati che continuano a postare anche dopo la tua morte.

  • Acquistare NFT della tua vita come “eredità digitale” per i posteri.

La morte, insomma, non è più il grande silenzio. È una nuova occasione per lasciare un’“impronta” sul mercato.

Cosa Dice di Noi il Marketing del Lutto?

E qui arriva la parte davvero inquietante. Il fatto che il marketing del lutto esista forse non è colpa dei brand. È colpa nostra.

Viviamo in un mondo dove tutto deve essere condiviso, commentato, monetizzato. Perfino il dolore. I brand non stanno facendo altro che rispondere alle nostre aspettative. Se smettessimo di interagire con i loro tributi online, se ignorassimo i prodotti commemorativi, forse il marketing del lutto sparirebbe.

Ma non lo facciamo. Perché, in fondo, ci piace. Ci piace l’idea che anche i marchi partecipino al nostro dolore collettivo, che riconoscano quello che stiamo vivendo. È un modo per sentirsi meno soli, anche se sappiamo che è tutto falso.

Caso Taffo: Quando il Marketing Funerario Diventa Virale (Ma il Fatturato?)

Non si può parlare di marketing del lutto senza citare Taffo, l’impresa funebre che ha trasformato la morte in un fenomeno social. Con slogan ironici, giochi di parole macabri e campagne che oscillano tra il geniale e l’inquietante, Taffo è diventato un caso di studio.

Ma funziona davvero? Certo, il brand è sulla bocca di tutti (letteralmente), e i loro post ottengono milioni di interazioni. Tuttavia, resta il dubbio: tutto questo clamore si traduce in fatturato? Perché, diciamocelo, scegliere un’impresa funebre non è come acquistare una pizza o un nuovo smartphone.

La visibilità è importante, ma il vero successo si misura in numeri. E quando il servizio è delicato come quello funebre, resta il rischio che l’ironia alieni più clienti di quanti ne attiri. Forse Taffo ha vinto la battaglia dei like, ma quella del fatturato e della fiducia potrebbe essere ancora aperta.